Quando si parla di Grande Bellezza è impossibile non citare Ravello. Sembra una battuta scontata, ma il paesino della Costiera rappresenta il simbolo di una grandeur, di un’eleganza e di una raffinatezza a 360 gradi che pochi altri luoghi in Italia possiedono. È una leadership che il Ravello festival ha accentuato nel corso degli ultimi 40 anni, tra inevitabili alti e bassi.
Dopo le gestioni da ‘età dell’oro’ di Domenico De Masi e Secondo Amalfitano, la rassegna ha attraversato momenti di turbolenza e decadimento. Ma l’edizione che prende il via domenica 6 luglio, la 73esima, ha le stimmate della ripresa. Mandata in soffitta la multidisciplinarietà e la sinergia musicale, il festival ha puntato tutto nelle ultime edizioni sulla musica colta con qualche timida incursione nel jazz.

Anche quest’anno sarà così, ma i segnali positivi non arrivano tanto dal programma, su cui si può discutere, quanto da alcune scelte. Vediamole.
L’apertura spetta però alla giornata d’inaugurazione, domenica 6 luglio con il concerto, in esclusiva nazionale, di Jérémie Rhorer alla guida della sua orchestra Le Cercle de l’Harmonie: in programma Wagner (preludio da Parsifal e ouverture da Tannhäuser) e la Symphonie fantastique di Hector Berlioz.
Il primo segno, potente e iconico, arriverà venerdì 11 luglio quando alle 18 si inaugurerà “Le Donne dell’Antichità”, una mostra di opere di Anselm Kiefer che sarà visitabile fino al 26 agosto. Il percorso espositivo si sviluppa negli spazi di Villa Rufolo e nel suo storico giardino, progettato da Francis Nevile Reid nel XIX secolo.

Organizzata dalla Fondazione Ravello, in collaborazione con la Galleria Lia Rumma, la mostra si basa su uno dei temi chiave della poetica di Kiefer, la figura femminile con la sua potenza espressiva. Le sue ‘donne nell’antichità’ sono ispirate a protagoniste della storia romana, della mitologia greca e delle tradizioni nordiche. La narrazione si sviluppa attraverso corpi senza volto o frammentati, teste assenti o sostituite da oggetti come libri, piombo o filo spinato, abiti irrigiditi nel gesso, vestigia rituali, sospese tra rovina e monumentalità.
Ecco, il ritorno delle mostre al festival si ricollega a un passato da capitale della cultura che nelle ultime stagioni sembrava dimenticato, ma che può vantare un ‘parterre de rois’ che va dalla figura centrale di Richard Wagner fino a Gore Vidal e a residenze d’artista come quella di Philip Glass.

L’altra novità è il ciclo di incontri introduttivi – l’ingresso è libero, su prenotazione – nei più celebri alberghi di Ravello (Caruso, Palazzo Avino e Rufolo) con giornalisti, critici, interpreti che guideranno il pubblico prima dei concerti: si comincia domenica 6 luglio nell’hotel Rufolo alle ore 18, con il giornalista e scrittore Alberto Mattioli.
In totale sono quindici gli appuntamenti realizzati sotto la – nuova -direzione artistica di Lucio Gregoretti, al suo debutto a Ravello. Ritorniamo al programma, in cui spiccano il concerto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Daniel Harding il 12 luglio, la Mahler Chamber Orchestra con Yuja Wang direttrice e pianista il 13 luglio, il 22 agosto la Dresdner Philharmonie con Kent Nagano e il mezzosoprano Annika Schlicht e in chiusura lunedì 25 agosto con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Vasily Petrenko.
Tra gli appuntamenti jazz si fa notare, tanto da raggiungere un immediato sold out, l’omaggio a Oscar Peterson nel centenario dalla nascita realizzato per il 31 luglio da Stefano Bollani, Dado Moroni e Danilo Rea. E ancora, come da consuetudine, l’atteso Concerto all’alba dell’11 agosto che quest’anno è affidato a Giuseppe Mengoli che dirigerà l’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno.
Sold out, naturalmente.