Feste di quartiere, di comunità, feste segrete al punto giusto. Sono i riti urbani di quella Roma che non racconta di chiese barocche, tesori archeologici e terrazze glamour, ma che è un po’ più underground, che guarda verso i quadranti di città meno battuti, oscillando tra spirito popolare e musica elettronica, senza locandine a pubblicizzare l’appuntamento né liste o app per prenotarsi. Basta il passaparola e, soprattutto, la voglia di riflettere, ognuno a modo suo, un proprio pezzetto di identità nello sguardo degli altri.
E’ il caso della festa di via Balilla. Una strada all’ombra di via Giolitti, non lontano dalla stazione Termini e a due passi dall’affascinante tempio di Minerva Medica. Qui, per qualche centinaia di metri, il rione Esquilino abbandona le architetture sabaude di fine Ottocento e le abitazioni si fanno basse, come se fosse uno scorcio d’Inghilterra. La topografia sembra evocare il ventennio fascista e, ironia della sorte, proprio qui la comunità trans è storicamente di casa. Grazie all’impegno dei residenti e dell’associazionismo, in un sabato di inizio estate (ai lettori il compito di scoprire quale…), ci si ritrova, dal tramonto a notte fonda, per una festa fatta di cibo da tutto il mondo e musica dal vivo. Ecco allora che le anime del rione, con le sue pluralità etniche e sessuali, si riconoscono, si mescolano.
Omaggia invece la comunità indiana l’appuntamento Samosa Famosa. Non lo cercare su Google, finirai sul sito di un ristorante. Qui si punta su pochi ingredienti, poco culinari, ma funzionano: un bar vecchio stile di Torpignattara, in via Pavoni, le tipiche samosa (antipasto fritto tipico della cucina indiana e pakistana) ad accompagnare improbabili cocktail a buon mercato e una sala slot sul retro che, grazie a delle luci rosa shocking e qualche decorazione attaccata ai ventilatori diventa, dall’ora dell’aperitivo al tardo dopocena, una pista da ballo per beat elettronici caciaroni e irresistibili, che piacciono ai creativi di Roma Est, dai trent’anni in su (anche squisitamente molto in su). Nella piccola saletta bar, poi, una disponibilissima cartomante legge i tarocchi con il giusto tasso di sensualità, mentre in strada si offrono maritozzini alla panna a fine serata e si avvistano personaggi dello spettacolo come l’attrice Kasia Smutniak. Durante l’inverno scorso è stato un crescendo di popolarità, grazie agli appuntamenti a sorpresa (ogni mese e mezzo, più o meno, di venerdì), ma c’è da scoprire la versione estiva della festa dove troverà posto.

Le domeniche di luglio invece regalano tramonti da sogno sulla terrazza segreta tra Tuscolana e Mandrione – con tanto di vista sugli antichi acquedotti romani – che, da oltre vent’anni, ospita l’Half Die festival. Tutti seduti per terra a gambe incrociate, in rispettoso silenzio e indossando scarpe rigorosamente chiuse, sul tetto di una casa privata, per apprezzare, con lo smartphone che rimane in tasca, le acrobazie sonore di dj da tutto il mondo che sperimentano in console. Ognuno si porta da casa, se vuole, una birretta fresca. Qui l’importante è la musica. Per saperne qualcosa in più, un tempo si provava a scrivere all’indirizzo email wulfang@infinito.it, oggi chissà… In attesa del programma 2025.