La torta Caprese? una ricetta di Maksim Gor’Kij

Il legame più frivolo, ma anche più goloso,  tra Sorrento, Capri e lo “scrittore amaro” è un dolce, la Torta Caprese.

Aleksej Maksimovič Peškovè diventato famoso con lo pseudonimo che aveva scelto lui stesso: Gor’kij che, in russo, significa, per l’appunto “amaro”.

La ricetta del dolce al cioccolato seguì Maksim Gor’kij e la sua compagna di allora, l’attrice Marija Andreeva, nel loro primo viaggio dalla Russia all’Italia, nel 1906. Presso di loro lavorava la famiglia caprese dei Vuotto, i cui discendenti avrebbero poi aperto il Gran Bar presso la Piazzetta di Capri.

Nel 1913, con la fine del suo esilio, voluto dal governo imperiale, lo scrittore lasciò l’isola e fece ritorno in Russia. Quando tornò nuovamente in Italia, precisamente a Sorrento, nel 1924, da uomo libero, la Torta Caprese aveva fatto in tempo ad attraversare lo stretto braccio di terra che divide l’Isola azzurra da Sorrento e veniva già riproposta in qualcuna delle tante locande che animavano la cittadina costiera.

Maksim Gor'Kij caprese
Maksim Gor’Kij

Oggi il dolce, fatto con burro, mandorle, cacao, uova  e zucchero, è un must della pasticceria casalinga sorrentina, ogni famiglia ne custodisce una ricetta personale. In penisola sorrentina se ne può assaggiare una buona interpretazione presso il Ristorante Antico Francischiello (Via Partenope, 27 – tel 081 533 9780)

Il soggiorno di Gor’kji a Sorrento sarebbe durato fino al 1933, tre anni prima della sua morte, e l’avrebbe visto alloggiare prima presso l’Hotel Cappuccini(oggi Hotel Corallo, a Sant’Agnello) e poi presso Villa Il Sorito (dimora dei marchesi Maresca di Serracapriola) al Capo di Sorrento. In quegli anni lo scrittore lavorò intensamente, ma trovò anche il tempo di dedicarsi ai bagni di mare tra gli scogli del costone tufaceo di Sorrento. Oggi l’esperienza che più si avvicina a quella che fu dello scrittore di allora si può rivivere facendo un’escursione al Promontorio di Santa Fortunata, presso i cosiddetti Bagni della Regina Giovanna (Traversa Punta Capo, 14). Qui, tra i ruderi di una villa romana del I secolo d.C. e circondati da uno dei panorami più belli della penisola, ci si potrà immergere (soprattutto fuori stagione) in un’atmosfera seducente e pittoresca, vagamente comparabile con quella di inizio secolo.

Fino a non più di 20 anni fa era ancora possibile raccogliere, tra anziane signore di Sorrento, che erano state bambine in quegli anni, ricordi e testimonianze relative ai russi  che vivevano qui.

Maksim Gor'Kij
Maksim Gor’Kij

Proprio difronte all’ingresso di Villa Sorito (dove si può ammirare una lapide a lui dedicata), dai locali oggi occupati dall’Hotel Spicy (Via Capo 82/84 – 081 807 3063), la famiglia dello scrittore era sottoposta a un serrato servizio di sorveglianza ad opera della polizia fascista ed è anche da queste testimonianze che sappiamo che Villa Sorito fu frequentata da esuli, rifugiati e intellettuali. Il piccolo centro della costiera sorrentina divenne, suo malgrado, luogo di incontri e Gor’kij  fu un punto di riferimento per i suoi connazionali che non perdevano occasione per fargli visita.

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