Pino Daniele: si fa presto a dire Legacy

L’eredità di Pino Daniele per qualche anno è stata un’emozione tenuta a bada, un segreto ben nascosto, dopo la commozione di quel 4 gennaio del 2015. Poi, in prossimità del decennale della scomparsa e in concomitanza con quelli che sarebbero stati i suoi 70 anni, è scoppiata una frenesia che si è tradotta in libri (in gran parte poco utili, si è già scritto tutto o quasi su di lui), film, tributi di ogni tipo. Ognuno ha il suo Pino Daniele, abbiamo scoperto; ognuno cela un ricordo personale in una corsa alla memoria che produce anche eventi, progetti che di memorabile hanno poco.

Tutti vogliono far parte di questa ricorrenza lunga 12 mesi, che accosta Daniele a leggende come Eduardo De Filippo, Diego Maradona, Totò, Massimo Troisi; a nessuno può negarsi un brandello di partecipazione a un rito che è andato oltre il termine ‘collettivo’ in poco tempo. Spuntano inediti (ed erano prevedibili e previsti), immagini e fa fatica perfino la Fondazione guidata dal figlio Alessandro a controllare questo ‘vento di passione’, misto a molto altro ancora.

Tante iniziative, qualche passo falso, anche istituzionale. Ma dov’è finito
Pino Daniele? Non è certo quello di “Napoli è millenaria”. In fondo basta
poco per ricordarlo come si deve. Le fonti sono tutte lì, nei suoi 21 album
in studio, un canzoniere memorabile che – riascoltato con attenzione – ci
mostra quanto il suo talento debba essere ancora valutato per quanto
vale realmente. Forse potremo parlarne con il giusto equilibrio dopo il 18
settembre, giorno di “Pino è – Il viaggio del musicante”, show evento in
piazza del Plebiscito, la “sua” piazza, che vedrà sul palco musicisti, ospiti
di ogni tipo, grandi presenze e amici, veri o presunti. La prevendita è
iniziata, senza un cast annunciato, come avviene di regola in grandi
festival come Glastonbury.

Di una cosa siamo certi. Le celebrazioni termineranno, la musica di Pino Daniele resterà.

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